Islamabad, città completamente nuova, nata negli anni 60, è completamente diversa da come ce la si può immaginare senza essere stati prima.
Enormi vialoni alberati, negozi e centri residenziali lussuosi.
Niente a che fare con bombe, talebani e burca.
Ad aiutarci nel farci un'idea di questa città, Simona Seravesi, qui per un progetto dell'ONU.
Con lei siamo andati in giro, più a sistemare le cose che nei giorni di viaggio sei costretto a lasciare da parte: lavare la macchina, fare il bucato, comprare nuovi occhiali da vista per sostituire quelli persi...
A mezzo giorno immancabili le pennette col sugo portate da casa, visto, tra l'altro, che oggi, in tutta la città non ci sarebbe stato un solo ristorante aperto: è l'ultimo giorno di Ramadan e per legge i ristoranti devono stare chiusi, anche negli alberghi internazionali.
E' stata l'occasione per mangiare italiano, dopo tanti giorni di viaggio è stato proprio piacevole.
Dopo di chè siamo andati ad incontrare Alice Harding Shackelfor, direttore per UN Woman in Pakistan.
Eravamo stati molto incuriositi nel vedere come, dalle valle di Hunza fino ad Islamabad, le donne per strada fossero drasticamente diminuite, era proprio percepibile come la condizione femminile in Pakistan cambiasse da regione a regione, incrinando la convinzione che questo paese fosse fatto solo di integralismo religioso.
Alice ci ha rilasciato un'intervista davvero interessante, in cui ci ha parlato di un paese in fermento, di movimenti femministi, di giovani artisti, di fermenti culturali. Insomma, tutto quello che non ci si aspettava di trovare in Pakistan. Certo, in questi giorni ci sono stati attacchi terroristici, rimane un paese a rischio, ma non abbiamo trovato solo questo, che è poi quello che ci aspettavamo, abbiamo trovato anche tanto altro, abbiamo trovato la gente...