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domenica 19 agosto 2012

Islamabad: che sorpresa!

Islamabad, città completamente nuova, nata negli anni 60, è completamente diversa da come ce la si può immaginare senza essere stati prima.
Enormi vialoni alberati, negozi e centri residenziali lussuosi.
Niente a che fare con bombe, talebani e burca.
Ad aiutarci nel farci un'idea di questa città, Simona Seravesi, qui per un progetto dell'ONU.
Con lei siamo andati in giro, più a sistemare le cose che nei giorni di viaggio sei costretto a lasciare da parte: lavare la macchina, fare il bucato, comprare nuovi occhiali da vista per sostituire quelli persi...
A mezzo giorno immancabili le pennette col sugo portate da casa, visto, tra l'altro, che oggi, in tutta la città non ci sarebbe stato un solo ristorante aperto: è l'ultimo giorno di Ramadan e per legge i ristoranti devono stare chiusi, anche negli alberghi internazionali.
E' stata l'occasione per mangiare italiano, dopo tanti giorni di viaggio è stato proprio piacevole.
Dopo di chè siamo andati ad incontrare Alice Harding Shackelfor, direttore per UN Woman in Pakistan.
Eravamo stati molto incuriositi nel vedere come, dalle valle di Hunza fino ad Islamabad, le donne per strada fossero drasticamente diminuite, era proprio percepibile come la condizione femminile in Pakistan cambiasse da regione a regione, incrinando la convinzione che questo paese fosse fatto solo di integralismo religioso.
Alice ci ha rilasciato un'intervista davvero interessante, in cui ci ha parlato di un paese in fermento, di movimenti femministi, di giovani artisti, di fermenti culturali. Insomma, tutto quello che non ci si aspettava di trovare in Pakistan. Certo, in questi giorni ci sono stati attacchi terroristici, rimane un paese a rischio, ma non abbiamo trovato solo questo, che è poi quello che ci aspettavamo, abbiamo trovato anche tanto altro, abbiamo trovato la gente...




mercoledì 15 agosto 2012

13 agosto: Cina (II parte)






Siamo da 5 gironi in Cina e quello che stiamo vedendo ci lascia senza parole, sia per la ricchezza e l'eterogeneità dei paesaggi, sia per i segni che la straordinaria crescita economica cinese sta lasciando sul territorio.
Appena usciti dalla dogana Spring, la nostra guida, ci ha condotto sulle sponde dello Sayram Lake, in direzione di Urumqi. Si tratta di un lago incoronato da un fitto susseguo di montagne, siamo a circa 2000mt sul mare.
"Siamo sulle Dolomiti" . Diretto come una fucilata, il Gnaro, ha dipinto con queste parole le sensazioni che un po' tutto il gruppo ha provato, sprofondato nella luce del tramonto che rimbalzava sul lago.
La diversità più forte che abbiamo trovato, rispetto ad un paesaggio europeo, è stata ancora una volta il modo in cui l'uomo è entrato in rapporto con il paesaggio.
La prima immagine, scolpita nella mia memoria indelebilmente, è quella di un ragazzino, poco più grande dei miei figli, che, forte del suo cavallo, galoppa  sull'autostrada, a fianco delle automobili e dei Tir. Una cosa sicuramente straordinaria ma che in questo conteso  non è che normalità: se alla sinistra dell'autostrada si trova il lago, alla destra un'infinita distesa ospita l'accampamento dei nomadi di origine cosacca che in quella zona trascorrono il periodo estivo. E'  gente che fa parte di questo territorio da centinaia di anni la cui identità è stata in qualche modo violentata dall'autostrada che ci ha portato sin lì. Spring ci ha spiegato che questa moderna infrastruttura, aperta solo dall'ottobre scorso, è stratta costruita sulla vecchia via della seta. Il governo cinese, nella necessità di collegare adeguatamente anche le province più remote, ha realizzato un sistema viario decisamente invidiabile, e lo ha fatto con una risolutezza che non ha guardato in faccia nessuno, compreso il rispetto dell'ambiente e delle popolazioni autoctone. Il ragazzino a cavallo non stava facendo altro che spostarsi dall'accampamento alla spiaggia dall'altra parte dell'autostrada. Lì si fermano i turisti per scattare fotografie e questa orgogliosa stirpe di cavalieri si presta ben volentieri a posare per qualche Juan. Non è difficile supporre che questa forma di introito del tutto inaspettato a lungo andare cambierà le loro abitudini.
Questo paradigma, l'imponenza delle nuove infrastrutture a fronte della devastazione del contesto, lo abbiamo trovato un po' dappertutto lungo la nostra strada, a partire dall'incredibile insediamento di centrali nucleari (almeno 4) in un'unica vallata, fino alla sterminata serie di pale eoliche nella valle dello Xiao Cao Hu. In questa valle poi abbiamo notato una particolarità quasi unica: l'autostrada aveva due corsie e tutte e due correvano nella stessa direzione. E se uno ha bisogno di tornare indietro, di andare da due a nord e non da nord a sud? Semplicissimo,  è stata costruita un'altra autostrada nella vallata a fianco con due corsie che corrono nella direzione opposta.
Tutto è affrontato con efficienza e con nervo, solo come in una dittatura è possibile fare.
Nel cuore del deserto del Taklimacan ho avuto diverse difficoltà a riprendere le dune di sabbia dall'automobile, ero perennemente impallato da una fitta macchia verde che separava il deserto dalla strada. Ci fermiamo per una pausa e notiamo che ai bordi della strada, lungo tutti i 600/700km del deserto, corrono cinque linee di tubi porosi, gli stessi tubi che usiamo anche noi per l'irrigazione dei giardini. Caspita! tanto di cappello! Così si affronta il problema della desertificazione: senza tergiversare hanno imbrigliato il deserto e lo tengono sotto controllo. Qualcuno però dovrà pur fare manutenzione… A distanza regolare di qualche chilometro l'una dall'altra, a punteggiare questa striscia verde che separa una perfetta carreggiata dall'inferno delle sabbie arroventate, ci sono delle casette blu. Ci siamo fermati per una pausa in una di queste. Ad accoglierci un omino tutto sorridente, contento di vederci. Ci offre il massimo dell'ospitalità che questa povera casetta può dare: un po' d'acqua e dell'ombra. Quest'omino dall'aria sciupata è l'addetto alla manutenzione. Si trasferisce nella casetta a maggio, e lì vivrà fino ad ottobre, in completo isolamento. Una vita miserabile, al limite della schiavitù che ci fa sentire meno leggeri correndo sul perfetto fondo stradale attraverso il deserto.

sabato 4 agosto 2012

3/4 agosto - Due giorni indimenticabili



Sono stati due giorni indimenticabili, ricchi di sorprese ed emozioni.
Prima di tutto siamo arrivati alla fine della nostra permanenza in Russia, partendo dalla città di Ufa fino al confine con il Kazakistan all'altezza della città di Chelyabinsk,
abbiamo passato distese di grano che sembravano non finire mai, con delle dolci collinette che tutto un tratto si sono trasformate in un ambiente montano.

Durante il percorso siamo stati fermati ben volte dalla polizia ma Paolo è stato bravo e non si è fatto fregare soldi con i loro spregevoli ricatti.
La vera difficoltà del viaggio è quella legata ai cantieri che caratterizzano per intero tutta la Russia. Qui non è come in Italia dove rifanno pezzo per pezzo la strada. Qui no, creano un cantiere lungo tanto quanto la strada e la bloccano per intero il tempo che serve. Figuratevi le code.


A metà pomeriggio siamo arrivati al confine e siamo entrati in Kazakistan senza nessun problema. la cosa strepitosa è che appena usciti dai cancelli doganali siamo stati travolti da un tramonto mozza fiato proprio mentre iniziava a piovere. La luce era meravigliosa e ne abbiamo approfittato per fare uno shooting, forse uno dei più belli fino ad adesso.

A quel punto è partita un'avventura del tutto inaspettata: il Kazakistan è un enorme tavolo da bigliardo, completamente piatto con piccoli centri abitati sparsi. Non vi dico trovare un albergo per la notte: abbiamo girato per almeno un centinaio di chilometri fino a che abbiamo trovato un adorabile ristorante/merceria/affittacamere il Gnaro, Giuliano, Paolo ed io siamo riusciti a metterci a trovare riparo, Patti e Villiam invece hanno approfittato del loro Toyota e hanno dormito fuori.
Lo standar delle camere era proporzionato al costo (5$), però è stato forse il posto più carino in cui ci siamo fermati.

La serata è passata sempre nel localino, dove abbiamo riso e scherzato con i gestori, star della sera il Gnaro, che con le sue ineguagliabili doti comunicative è riuscito a far sciogliere la rigidità delle cuoche: queste non parlavano una parola di inglese, quindi per far capire loro che voleva della cane di manzo si è messo a muggire. L'intero ristorante è esploso in una fragorosa risata.

Il giorno dopo siamo partiti per battere 850 km e raggiungere Astana. Macinare Km qui è facile perchè le strade sono belle, dritte e non c'è nessuno, niente traffico. Certo, bisogna fare i conti col fatto che i distributori di benzina sono uno ogni 100km, e spesso hanno terminato il carburante.

Comunque, durante il viaggio, ne abbiamo viste parecchie: un cavallo ci ha attraversato la strada, abbiamo trovato un matrimonio al quale ci siamo aggregati per una mezz'oretta, siamo stati taglieggiati anche qui dalla polizia, abbiamo trovato una location straordinaria, un parco giochi fatto con pezzi di recupero in mezzo ad una distesa desolata.

Tra l'altro, sosta forzata per togliere il portapacchi. Purtroppo, e non abbiamo capito il perchè, con la sollecitazione del fondo disconnesso, aveva preso troppo "gioco" e scorreva avanti e in dietro sul tetto. Per evitare di ammazzare qualcuno qualora si sganciasse durante la marcia, abbiamo deciso di rinunciare alla comodità che comportava.

Insomma, due giornate belle toste ma vissute alla grande.

giovedì 2 agosto 2012

2 agosto - UFA e i paracadutisti (536 km)



Oggi tappa breve, solo 536 km (!).
Siamo arrivati alla città di Ufa, l'ultima città russa dove pernotteremo prima di passare al Kazakistan.
Entrati in città stavamo già pregustando la gioia di poterci godere qualche ora di relax essendo arrivati molto presto.
Entrati in albergo è arrivata la doccia fredda, anzi, la doppia doccia fredda: il fuso orario a cui facevamo riferimento era sbagliato ed erano le 20.00, non le 18... Praticamente niente relax solo il tempo di una doccia e la cena prima delle nanne. E qui, appunto, la seconda doccia fredda, visto che in questo albergo non c'è l'acqua calda...
Non abbiamo ancora scoperto se sia dovuto ad un guasto o altro, ma poco conta, è stata davvero dura mettersi sotto quel getto d'acqua ghiacciata.
La città di Ufa non l'abbiamo girata molto, tranne Villiam e la Patrizia che sono riusciti a toccare la parte più vecchia dove si trovano le tradizionali case tatare con le finestrelle tutte colorate.

Non siamo riusciti a fare altro perchè siamo stati risucchiati da una strana festa fatta per salutare le giovani reclute della scuola di paracadutismo, che l'indomani avrebbero fatto il loro primo lancio.
Purtroppo però alle 22 la maggior parte delle persone iniziavano ad essere piuttosto alticci e l'aria si è fatta pesante. Così siamo tornati in albergo.

Prima di arrivare a Ufa siamo rimasti immersi dai meravigliosi colori aurei della campagna russa.





martedì 31 luglio 2012

30 luglio 2012 _ Finalmente a Mosca

Siamo finalmente arrivati a Mosca.
L'impresa è stata molto più impegnativa di quanto ci aspettassimo: la dogana dalla Latvia alla Russia ci ha rotto davvero le ossa.

Si, perchè arrivati in perfetto orario al confine, erano circa le 16.00, dopo una marcia sostenuta attraverso la Lettonia e Latvia, siamo riusciti a superare i controlli soltanto alle 4 di mattina!
Il tutto perchè in dogana nessuno parlava inglese, o meglio, soltanto una adorabile impiegata che solo dopo molte ore, si è scoperto avesse le competenze linguistiche necessarie a sbrogliare la matassa. Così, grazie a questo raro talento in quella dogana, l'adorabile donna ci ha ridato la libertà.

A quel punto ci siamo divisi: Villiam e Patty decidono di sfruttare la comodità del loro mezzo e si fermano a riposare, Giuliano, Paolo, Silvio ed io decidiamo di partire direttamente verso Mosca.

Dopo grosso modo otto ore siamo arrivati nella capitale russa. Due note interessanti legate al fatto che viaggiavamo senza satellitare (che ha avuto sino a quel momento solo la vettura di Villiam e Patty):
il primo è che per orientarci abbiamo tenuto come punto fermo il sole. La M9, la strada che abbiamo battuto, è dritta come un fuso e punta ad est in direzione Mosca.
L'altra annotazione interessante, è che nonostante la sua mastodontica topografia, siamo arrivati all'hotel senza navigatore grazie all'incredibile senso dell'orientamento di Giuliano che ci ha portato a destinazione senza sbagliare una via. Giuliano, qualche mese fa, è stato a Mosca per lavoro due giorni. In questo breve lasso di tempo ha memorizzato le strade intorno all'albergo!

Purtroppo il ritardo in dogana ci ha portato a perdere la facilità di comunicazione con l'Italia e non abbiamo notizie di Gigi, se è riuscito a risolvere i problemi col camion: domani dovrebbe mettersi in viaggio per raggiungerci.

In serata abbiamo portato presso il salone moscovita della Great Wall il nostro Steed per un po' di coccole.

Domani alle 8.40, lo staff della Great Wall Russia ci accompagneranno per tour della città e poi per un incontro conviviale con il presidente dalla loro società.

Domani sarà una grande giornata.